lunedì 24 giugno 2013

Uscire a testa alta è come aver vinto. Grazie ragazzi.

Finisce così, la bella favola degli All Blacks. Una formazione giovane, poco rodata, che comunque ha onorato un torneo nel quale è entrata in punta di piedi, uscendone a testa alta. Come quei gladiatori sconfitti e comunque acclamati dalla folla per essersi battuti come leoni. Una squadra con i suoi limiti, in attacco come in difesa, ma in grado più di altre di accendere gli animi. Di entusiasmare. Di regalare splendide vittorie e poi ritrovarsi a riflettere su brucianti sconfitte. Di alternare giocate di alta scuola a inspiegabili amnesie.
Perchè il bello del calcio non è solo il talento puro, cristallino, incontrovertibile; è anche, e soprattutto, l'emozione, il trasporto, il coinvolgimento. Ci sono partite che entrano nella storia, come le finali vinte ai mondiali, ma ci sono partite che entrano nella leggenda, come la semifinale Italia-Germania 4-3. In queste partite, al di là del risultato, si apprezza il sacrificio, il carattere, l'umanità dei giocatori, spesso confusi con degli eroi, ma null'altro che uomini, che corrono, sudano, soffrono per rimuovere dalle nostre giornate una patina grigiastra. E poco importa se in finale si perde poi 4-1 con il Brasile. La Partita era Quella.
Gli All Blacks contro il Titograd hanno onorato il campo, gli avversari, il torneo, con una formazione incerottata, contusa, ridotta all'osso. Hanno lottato su ogni pallone fino alla fine, regalando ai tifosi e a se stessi una prova degna della divisa che indossano. Il match - vibrante e incerto fino alla fine - ha regalato tante emozioni e un pareggio che, in virtù della migliore posizione in classifica, premia i titini e li lancia verso una semifinale che si preannuncia al cardiopalmo. La squadra di capitan Traversi (sua una splendida doppietta) ha tenuto viva la speranza di agguantare la vittoria fino all'infortunio di D'Emilio, altra tegola su una formazione già orfana di altri uomini importanti (vedi Lupo e Cicilano). E i neozelandesi, in debito d'ossigeno in una serata afosa, senza più cambi e con un gol da rimontare, hanno solo assaporato la vittoria, senza riuscire però ad abbeverarsi alla sua fonte. Quando le lancette segnano lo scadere dell'ultimo minuto di recupero, si spezzano le ultime flebili speranze di passare il turno.
Ma al di là del risultato resta la consapevolezza di aver disputato una partita col cuore. E un torneo con onore.
Ringraziamo il presidente Stramaglia, per averci dato fiducia, sperando di averla resa con merito. E salutiamo le squadre avversarie, dandoci appuntamento in autunno per la prossima edizione della Liga Plebea. A presto. E vinca il migliore.

M.C.
Il presidente